
Isole Svalbard: da foresta tropicale a deserto polare è un attimo
Ma guarda un po’, sembra che un tempo le Svalbard fossero una sorta di paradiso tropicale! Sì, proprio così, circa 380 milioni di anni fa c’era una foresta lussureggiante e
Hai sentito le ultime novità dall’isola di Sandoy? Gli scavi archeologici hanno scoperto che le Faroe erano abitate già nel 300! Ma non hanno trovato nulla sui misteriosi abitanti. Forse erano tutti gatti o forse alieni, chi lo sa?
Sappiamo per certo invece che le Faroe sono state colonizzate dai monaci irlandesi nel VI secolo. Sì, quei monaci che cercavano un posto tranquillo dove sfuggire al mondo. Non si sa molto di loro, ma sappiamo che chiamavano le isole “l’isola delle pecore” e “il paradiso degli uccelli”.
Ma poi arrivano i Vichinghi, pronti a spargere il terrore e a fondare il loro parlamento, il Tinganes. Sì, è vero, Tinganes sembra il nome di un posto dove si vende gelato, ma in realtà è dove si trovava il tribunale principale delle isole. E a Tórshavn, la capitale delle Faroe, c’è ancora il parlamento più antico al mondo, il Faroese Althing. Non ci credi? Vai a vedere con i tuoi occhi!
Ma non tutto è stato rose e fiori. Il povero Sigmundur Brestirson è dovuto fuggire in Norvegia per scampare alla colonizzazione vichinga. Ma poi è stato richiamato dal Re Olaf I per prendere il controllo delle isole e introdurre il Cristianesimo. E così le Faroe sono rimaste sotto il controllo dei Re norvegesi e poi danesi per molti secoli.
E infine, il Monopolio del Commercio Reale. Non è un gioco da tavolo, ma era il modo in cui i danesi controllavano il commercio sulle isole. Era così importante che Copenaghen governava le Faroe direttamente e inviava funzionari per controllare tutto, persino i commercianti in concorrenza e i pirati. E hanno persino costruito un forte tutto intorno a Tórshavn per proteggere il commercio! Fort Skansin, si chiama, e puoi ancora vedere i suoi resti oggi. Chissà se i danesi vendevano gelati nel loro monopolio commerciale…
Nel 1814 la Norvegia viene separata dalla Danimarca con il Trattato di Kiel, ma come sempre, ci sono sempre dei “ma”. Infatti, la Danimarca si tiene alcune isole come l’Islanda, la Groenlandia, le isole Faroe, l’isola Jan Mayen e le Indie Occidentali. Chiamali scemi…
Ma gli abitanti delle isole Faroe non si sono fatti scoraggiare e hanno deciso di sviluppare la loro economia, soprattutto attraverso la pesca. E, credetemi, hanno fatto un ottimo lavoro! Hanno persino acquistato un vecchio peschereccio inglese di nome Fox e, grazie alla loro bravura, sono diventati tra i migliori marinai e pescatori del mondo.
Ma non solo! Hanno anche iniziato ad avere idee politiche, come quando hanno fondato i primi partiti politici agli inizi del ‘900. E quando la Seconda Guerra Mondiale ha minacciato le loro isole, le truppe britanniche sono arrivate in loro aiuto e hanno costruito anche un aeroporto.
Dopo la guerra, la Danimarca ha ripreso il controllo delle isole, ma nel 1948 le Faroe hanno ottenuto l’indipendenza e hanno stabilito il proprio governo al Tinganes. E quando la Danimarca ha deciso di aderire alla Comunità Economica Europea nel 1973, le isole Faroe hanno detto “no grazie” a causa delle limitazioni sulla pesca, che era la loro principale fonte di sostentamento. Insomma, le isole Faroe sono come quei bambini ribelli che non seguono le regole, ma alla fine riescono sempre a cavarsela alla grande!
C’era una volta un gruppetto di studenti faroesi che studiavano a Copenaghen, e un bel giorno decisero di creare una bandiera tutta loro. Nel 1919 alzarono per la prima volta la loro invenzione nel villaggio di Fámjin, sulle isole Faroe. Era una croce scandinava rossa con un contorno blu, tutto su fondo bianco. Una vera chicca!
Ma, come spesso accade nella vita, non tutti apprezzarono il genio dei nostri amici faroesi. Fu solo nel 1940 che il governo britannico, in piena guerra mondiale, riconobbe la bandiera come simbolo navale delle isole Faroe, per evitare che fossero attaccate da navi nemiche. Meglio tardi che mai, no?
E da allora, ogni 25 aprile, che fantastica coincidenza no?, le Faroe festeggiano il Flaggdagur, il Giorno della Bandiera, per celebrare questa importante conquista. Nel 1948, poi, anche il governo danese si arrese all’evidenza e riconobbe ufficialmente la bandiera come simbolo nazionale delle isole.
Ma il vero tocco di genio dei nostri amici faroesi è stato nell’inventare una bandiera totalmente contro le regole della vessillologia e dell’araldica. Sì, perché secondo queste discipline, il rosso non dovrebbe mai stare sopra al blu. Ma loro si sono detti “Eh, chi se ne frega delle regole?”. E così hanno creato la Merkið, la bandiera delle Faroe, con il rosso sopra al blu. Secondo la tradizione, i colori rappresentano il sangue versato per l’indipendenza dell’isola, il cielo e le acque ghiacciate intorno alle Faroe. Che dire, bisogna amare chi rompe le regole con stile!
Nel 1948 c’è stata anche una grande riforma linguistica che ha riconosciuto il faroese come lingua principale dell’isola. Ma prima di questo, il danese era utilizzato ovunque, anche nelle scuole e nelle chiese. Se qualcuno voleva parlare faroese alla messa, doveva chiedere il permesso. Che assurdità!
La lingua faroese è una delle lingue germaniche meno parlate al mondo, ma è molto simile all’islandese e all’antica lingua norrena ormai estinta. Ma sai che ti dico? Non importa quanti parlano il faroese, è comunque un grande orgoglio della cultura faroese.
Sai qual è la dimensione massima di un’isola delle Faroe? Cinque chilometri dal mare! Cioè, non importa dove ti trovi sulle isole, non sarai mai troppo lontano dallo splendido mare.
E nonostante siano isole così piccole, ci sono ben 80 diverse nazionalità che vivono qui. Ma non sono solo gli esseri umani a popolare l’arcipelago – ci sono anche oltre 300 specie di uccelli! La maggior parte delle persone pensa che il pulcinella di mare sia l’uccello nazionale delle Faroe, ma in realtà è la beccaccia di mare. Tuttavia, le pecore e il salmone sono sicuramente i regnanti della tavola faroese, dato che l’arcipelago è un po’ limitato nella produzione di cibo.
Se sei alla ricerca di un posto dove l’elettricità viene prodotta in modo eco-friendly, le isole Faroe sono la tua meta! Il 50% della loro elettricità è già prodotta da fonti rinnovabili, e stanno puntando a raggiungere il 100% entro il 2030.
Ma non è tutto! Le Faroe sono anche il posto perfetto se sei stanco del freddo nordico e vuoi un po’ di caldo. La temperatura invernale qui raggiunge i 3°C, battendo i vicini nordici, mentre l’estate si mantiene tra i 10° e gli 11°C. E sembra che il clima faccia molto bene agli abitanti dell’isola, che vivono fino a 80 anni in media, facendo delle Faroe il 37° paese più longevo al Mondo.
E non pensare che queste isole siano solo un paradiso per gli amanti della natura e della vita sana. Qui potrai trovare anche un premio Nobel per la medicina, un ristorante stellato Michelin che serve prodotti coltivati sulle isole, e persino un calciatore faroese che ha giocato nella Premier League inglese!
Ma se cerchi veramente l’avventura estrema, vai a visitare le due famiglie che vivono isolati sull’isola Stora Dimum. Sono autosufficienti e sopravvivono con l’allevamento di pecore, la caccia di uccelli e il turismo. E se vuoi visitarle, preparati a prendere un elicottero sporadico, perché sono completamente disconnessi dal resto del mondo. Siamo nel XXI secolo, ma sembra che queste due famiglie abbiano deciso di fare un passo indietro nel tempo!
Sembra che, non solo in Islanda, ci siano più pecore che persone, ma anche alle Isole Faroe questi adorabili animali sono più numerosi rispetto ai circa 50.000 abitanti che vi vivono. Si stima che ci siano circa 70.000 pecore alle Isole Faroe, quasi un terzo in più rispetto alla popolazione umana! Le pecore faroesi hanno un folto manto che le fa sembrare cicciottelle, quasi come delle vere e proprie palle di pelo, e si possono trovare ovunque. A volte si può anche incontrare qualche pecora che ha dei catarifrangenti sulle zampe, utili per non essere investita a causa della scarsa visibilità.
Molte case alle Isole Faroe hanno il tetto erboso e i faroesi utilizzano le pecore per tagliare l’erba del tetto al posto dei tagliaerba. Non si può essere più sostenibili di così!
Inoltre, il nome delle Isole Faroe ha a che fare con le pecore. Il nome Føroyar (isole Faroe) deriva dal vecchio norvegese e significa “isole delle pecore”. Questo nome è stato dato dai coloni dell’epoca vichinga che arrivarono dalla Norvegia nel IX secolo.
Ah, le Isole Faroe, quelle sconosciute, dimenticate dal grande Google! Cosa avranno fatto per meritare questo trattamento? Ma gli abitanti non si sono fatti scoraggiare, no no. Hanno deciso di agire e hanno creato una campagna di mappatura davvero unica: Sheep View. Ebbene sì, hanno attaccato delle telecamere 360° alimentate ad energia solare sul dorso delle pecore, perché no? Le pecore Faroesi ora sono diventate delle vere e proprie star, immortalando l’arcipelago in ogni suo angolo.
E poi, cosa sarebbe successo se il gigante di Mountain View non avesse approvato la campagna? Nessun problema, gli abitanti delle isole avrebbero comunque portato avanti il progetto. Ma alla fine, il colosso americano è intervenuto e ha fornito loro telecamere di alta qualità e persino uno Street Trekker. Non solo, ma anche biciclette, barche, zaini e carriole sono state utilizzate per catturare ogni immagine possibile delle isole Faroe. Adesso finalmente è possibile ammirare la bellezza dell’arcipelago su Google Street View, grazie alla geniale iniziativa delle pecore! A distanza di un anno la campagna ha raggiunto il suo scopo. Ora è possibile ammirare la bellezza delle isole Faroe su Google Street View!
Le disavventure con Google però non sono finite qua: sembrerebbe infatti che la lingua faroese non sia inclusa su Google Translate!
Nonostante il duro colpo, i faroesi hanno reagito come dei veri Vikinghi, creando il loro servizio di traduzione online, Faroe Islands Translate. Con la collaborazione di studenti, insegnanti, allevatori di pecore e chef (sicuramente qualcuno che cucina i famosi Faroe Island salmon), hanno trovato il modo di far sentire la loro voce in tutto il mondo. Digitando le parole da tradurre direttamente sul sito, un volontario faroese provvederà a tradurle e caricherà un video per farvi ascoltare un locale che parla la vostra lingua.
E ora, vediamo se Google Translate può battere la creatività e l’impegno dei Faroesi. Scommettiamo che finiranno per aggiungere anche il faroese alla loro lista di lingue?
Le isole Faroe offrono la possibilità di visitare luoghi leggendari e immersi in miti della cultura locale attraverso semplici sentieri. Esplorare questi luoghi e conoscere le loro storie è un’esperienza che permette di immergersi in una cultura completamente diversa dalla nostra.
Una delle leggende più famose delle isole Faroe è quella di Kópakonan, ovvero la donna delle foche. Secondo la leggenda, le foche erano in realtà esseri umani che, durante la tredicesima notte dell’anno, potevano tornare sulla terra, togliere la propria pelle e godere dei piaceri umani. In una di queste notti, un giovane contadino di Mikladalur, nell’isola settentrionale di Kalsoy, vide le foche arrivare sulla spiaggia e trasformarsi in esseri umani. Fra di loro c’era una giovane ragazza-foca di cui il contadino si innamorò. Rubò la pelle della ragazza quando lei si divertiva con gli amici, impedendole così di tornare in mare. La tenne con sé per molti anni, impedendole di recuperare la sua pelle, finché un giorno, essendo lui lontano, la ragazza riuscì a scappare e tornare dalla sua famiglia in mare.
In sogno, la ragazza chiese al contadino di non uccidere la grande foca all’ingresso della grotta e di risparmiare i loro due figli che vi si trovavano, ma il contadino non diede ascolto. Durante una mattanza di foche, uccisero anche la grande foca, il marito della ragazza, e i loro figli. In seguito, la ragazza apparve ai cacciatori infuriata e li maledisse.
“Qui giace la testa di mio marito con le sue ampie narici, la mano di Hárek e il piede di Fredrik! Ora ci sarà vendetta, vendetta su tutti gli uomini di Mikladalur. Alcuni moriranno in mare e altri cadranno dalle cime delle montagne, finché ci saranno abbastanza morti che possano unire le mani tutte intorno alle rive dell’isola di Kalsoy!”
Non lontano da Mikladalur si trova il villaggio di Trøllanes, collegato a Mikladalur da un tunnel che attraversa le montagne. La principale attrazione di questa zona è il faro di Kallur, ma dietro il nome del villaggio di Trøllanes si nasconde un’altra leggenda. Come a Mikladalur, anche Trøllanes riceveva la visita di strane creature misteriose ogni dodicesima notte. Tuttavia, anziché foche amichevoli, Trøllanes era visitata da cattivi troll. Questa invasione costringeva ogni anno la popolazione di Trøllanes a fuggire al vicino villaggio di Mikladalur per salvare le proprie vite dalla furia dei troll.
Un anno, una vecchia signora di nome Giðja, incapace di scappare dall’assalto dei troll, cercò rifugio sotto il tavolo del suo salotto. Essendo i troll occupati a festeggiare, non riuscirono a trovarla e continuarono a ballare fino a quando la donna, spaventata, urlò “Cristo!”. Infuriati da questa parola, i troll maledirono la donna per aver invocato il nome di Dio e lasciarono il villaggio, non tornando mai più.
Come in tutti i paesi nordici, anche nelle Faroe ci sono strani abitanti: gli elfi. Si crede infatti che ci siano tumuli e formazioni rocciose associati all’Huldufólk, il Popolo Nascosto, vicino al lago Sørvágsvatn e in tutta l’arcipelago. Queste creature strane erano descritte come grandi esseri con i capelli neri e vestiti di grigio che odiavano la vita moderna e le chiese, così come queste ultime li odiavano. Si racconta che gli elfi che vivevano in un tumulo tra il lago Sørvágsvatn e la vicina città di Sørvágur avessero invitato un sacerdote a visitarli. Ma una volta lasciato il tumulo, il sacerdote lo sigillò con la sua magia, intrappolando gli elfi per sempre. Si dice che i lamenti e le urla del Popolo Nascosto si sentissero provenire dall’interno del tumulo.
Le leggende legate al lago più grande delle Faroe sull’isola di Vágar non finiscono qui. Un’altra leggenda racconta che nel lago Sørvágsvatn vive Nykur, uno spirito acquatico capace di mutare forma che spesso si trasforma in un bel cavallo docile per attirare le vittime verso di sé. Una volta assicuratasi che la vittima non possa scappare, Nykur la afferra e la trascina verso la morte sul fondo del lago.
Un giorno, mentre giocava lungo la riva del lago, un giovane bambino faroese vide avvicinarsi Nykur. Affascinato dalla bellezza dello spirito e pensando che fosse un vero cavallo, il bambino chiamò il fratello Niklas per farlo vedere. Non sapendo ancora parlare correttamente, il bambino disse “Nika” invece di “Niklas”, salvando così se stesso e il fratello da una fine terribile. Alla chiamata del bambino, Nykur perse tutto il suo potere e tornò al lago da solo. Si dice che quando la creatura pensa che qualcuno l’abbia chiamata per nome, perda tutto il suo potere.
Oh, guarda che simpatici i nomi delle rocce vicino all’isola di Vágar: Stóri Drangur, Lítli Drangur, Ytsti, Arni, Lítli, Breiði e Bogdi… tutto normale! E poi c’è Tindhólmer, l’isolotto che sembra una schiena spinosa di un drago… Ok, fantastico, ci siamo immersi in una fiaba. Ma non è finita qui: c’è una leggenda che racconta di una piccola famiglia che viveva su quest’isola, come un tempo delle capre, solo che c’era anche una figlia. Ma oh, un giorno un’aquila gigante ha deciso di rapire la povera bambina, solo perché sì, perché non aveva niente di meglio da fare. La mamma, invece di chiamare la polizia o la protezione dei minori, si è messa a inseguire l’aquila fin sulla cima del picco dell’Arni, per poi scoprire che la figlia aveva già subito un bello strappo agli occhi. Ma alla fine, grazie alla sua furia materna, la donna è riuscita a spaventare l’aquila abbastanza da farle mollare la presa. E la bambina è sopravvissuta, anche se con alcune ferite abbastanza gravi. Applausi alla mamma eroica, chissà se c’è una statua in suo onore sull’isola!
C’era una volta una coppia di giganti gelosi delle isole Faroe, così decisero di catturarle e tirarle verso l’Islanda. Ma erano così distratti nel loro lavoro che non si resero conto del tempo che passava e del sole che stava per sorgere. Purtroppo per loro, i raggi del sole li avrebbero trasformati in pietra! Ma invece di farsi una sveglia, i giganti tentarono di tornare rapidamente verso l’Islanda e, come si può immaginare, fallirono miseramente. Così si trasformarono in formazioni rocciose che guardano con nostalgia verso la loro casa, come due turisti che hanno perso l’ultimo autobus. Oggi, queste due formazioni rocciose, Risin e Kellingin, sono diventate una delle attrazioni turistiche più popolari delle isole Faroe.
Ci sono troll ovunque! E sembra che uno di questi troll abbia tentato di rubare le isole Faroe e portarle in Islanda. Ma il Sole gli ha rovinato i piani, trasformandolo in roccia e facendolo cadere nell’oceano. Quel che rimane del troll è il Trøllkonufingur, un monolite alto 313 metri che sembra un dito gigantesco di una strega troll.
Si dice che il dito sia così grande che quando la roccia raggiunse il fondo del mare, la parte posteriore della testa del troll si affacciò sulla superficie diventando l’isola di Koltur. E pare che scalare Trøllkonufingur non sia una passeggiata: solo 11 persone hanno raggiunto la cima. Addirittura, un membro dell’entourage reale danese salì in cima per salutare il principe ereditario Frederik e mentre scendeva si rese conto di aver lasciato uno dei suoi guanti in cima. Decise di risalire per prenderlo, ma purtroppo cadde e morì. Quindi se decidi di scalare il dito della strega troll, assicurati di non lasciare nulla in cima!
Ma guarda un po’, sembra che un tempo le Svalbard fossero una sorta di paradiso tropicale! Sì, proprio così, circa 380 milioni di anni fa c’era una foresta lussureggiante e
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